di Greca N. Meloni
Ero entusiasta quando Ignazio Floris, professore di entomologia all’Università di Sassari, mi ha suggerito di portare un lavoro congiunto al Meeting internazionale di Pantelleria sull'Apis silvatica. In quel momento, venivo da un lungo lavoro di riflessione sulle isole, e l’idea di volare dalla Sardegna alla Sicilia per approdare a Pantelleria mi emozionava. Il tema del convegno poi era interessantissimo. I massimi esperti di apicoltura italiana si confrontavano con scienziati da tutto il mondo.
Al convegno partecipavano anche delegati di Apimondia, tra cui Jeff Pettis, il presidente. Il convegno si è articolato in due differenti momenti legati tra loro: la presentazione dello stato dell’arte in apicoltura e la discussione sul testo della Dichiarazione di Pantelleria. Molti i temi trattati durante la prima fase: dalla genetica delle api, ai lavori di mappatura delle colonie selvatiche attraverso la citizen science, alla competitività tra api domestiche e selvatiche e vespe, e biomonitoraggio con e sulle api. Un programma che offriva ampi spunti di riflessione, non solo sullo stato di salute degli insetti e degli ambienti che abitano, ma anche di cosa si interessano i ricercatori in apicoltura.
La sera, finiti i lavori di studio, si apriva il dibattito sul testo della Dichiarazione di Pantelleria, fortemente voluta dall’ideatore del convegno Paolo Fontana, naturalista, entomologo, ricercatore dal 2009 alla Fondazione Edmund Mach di Trento e presidente della World Biodiversity Association, nonché apicoltore da oltre 30 anni. Paolo ha avuto un ruolo determinante nel Convegno, non solo in quanto organizzatore, ma soprattutto perché è stato lui a stimolare il dibattito sulla “selvaticità” dell’Apis mellifera.
Per un’antropologa culturale che si occupa di indagare i rapporti tra umani e non-umani, le discussioni serali attorno alla “selvaticità” e “domesticità” dell’Apis mellifera rappresentavano certamente il momento più interessante della giornata.
Che cosa è e cosa dice la Dichiarazione di Pantelleria
La Dichiarazione di Pantelleria è un testo scritto e firmato da diversi scienziati delle scienze dure che si occupano di apicoltura che si propone di offrire delle linee guida alla tutela dell’Apis mellifera come insetto “selvatico.” Proprio la “selvaticità” dell’ape è ciò che ha animato il dibattito nei quattro giorni di convegno. Il rapporto tra umani e api è un rapporto di lunga data, tanto che oggi, nel senso comune occidentale, l’Apis mellifera viene considerata un’animale “domestico.” L’apicoltura sarebbe infatti la dimostrazione di come l’essere umano sia riuscito a domesticare l’ape e a sfruttarla per i propri fini. Questa visione del rapporto umani-api è tutt’altro che condivisa, e non è raro trovare apicoltori e apicoltrici che sostengono il contrario: l’ape non è un animale domestico perché mantiene la capacità di sciamare, di abbandonare l’alveare umano per tornare nel suo habitat naturale. Questo problema è stato il fulcro delle discussioni, anche molto accese, che hanno accompagnato la scrittura del testo della Dichiarazione.
Come dicevo, Paolo Fontana ha il merito di aver richiamato in un’isola così peculiare come Pantelleria, ricca di endemismi e con una storia geologica particolare, scienziati e scienziate da vari paesi del mondo e spronarli a mettere in discussione la natura dell’ape mellifera e a considerarla “selvatica.”
Definire l’ape mellifera un insetto selvatico significa, nel modo occidentale di concepire il rapporto umano/non umano, spostarlo idealmente dalla categoria della “cultura” (=api-cultura) alla categoria della “natura” (=selvaggio, selvatico). Nonostante l’apparente omogeneità dei partecipanti, il concetto stesso di selvaggio, in opposizione a domestico era molto problematico e in alcuni casi totalmente insignificante. Nella lingua madre di alcuni degli scienziati, la distinzione tra domestico e selvaggio era semplicemente assente. Infatti, questa distinzione è frutto di una particolare maniera di concepire il proprio rapporto con il mondo che concepisce una netta distinzione tra la “cultura” e la “natura,” cioè tra il mondo degli esseri umani e il mondo degli esseri non umani. Una concezione che evidentemente non è così scontata nemmeno tra scienziati del sapere scientifico “occidentale.” Si è dunque optato per abbandonare la parola wild (selvaggio) in riferimento alle colonie d’api non gestite da esseri umani e utilizzare invece il termine free-living colonies, cioè colonie libere di api. Mentre nel primo caso, l’uso della parola “wild/selvaggio” risultava problematica da utilizzare nel caso delle colonie frutto di sciami, nel secondo caso appartengono alla categoria di famiglie “libere” tutte le colonie che in qualsiasi maniera si trovano a vivere libere dalla gestione umana.
Perché è importante e cosa insegna la Dichiarazione
La Dichiarazione di Pantelleria potrebbe rappresentare un momento fondamentale del nostro modo di concepire i rapporti con le api, e di costruire la soggettività dell’ape stessa. Sul piano del comparto apistico, il testo finale è il risultato di una grande negoziazione soprattutto con alcuni dei rappresentati del settore apistico italiano che si sono mostrati molto scettici riguardo il testo iniziale. E certamente, lo stretto legame che questa Dichiarazione si porta dietro con il dibattito attorno alla precedente Carta di San Michele all’Adige non aiuta.
E tuttavia, la Dichiarazione di Pantelleria potrebbe rappresentare una grande opportunità per l’apicoltura professionale proprio per il suo intento di tutelare la diversità biologica delle api mellifere. In un periodo di grande crisi ambientale e incertezze sul futuro della Terra, la capacità degli insetti di mantenere la più alta diversità genetica sembra essere fondamentale per sopravvivere.
La Dichiarazione potrebbe essere uno strumento importante in aree urbane e nei parchi naturali dove troppo spesso e con troppa facilità, le colonie d’api libere vengono rimosse perché “pericolose” per gli esseri umani. Invece, le api mellifere sono custodi della ricchezza delle aree verdi e della diversità biologica dei parchi naturali.
Inserire la Dichiarazione di Pantelleria tra i principi fondamentali di cui un’amministrazione pubblica si dota per la gestione del proprio territorio significherebbe porre gli equilibri ecosistemici al centro di ogni politica di benessere sociale e sanitario.
Un piccolo passo per prenderci cura di tutti gli esseri viventi con cui condividiamo il Pianeta che abitiamo.
Per approfondire qui il testo della Dichiarazione in Italiano e Inglese.
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