di Greca N. Meloni
La prima volta che ci siamo viste mi hanno accolto in un ufficio. Di fianco alla scrivania era posizionato un grande candelabro che reggeva delle candele adagiate sui residui di innumerevoli altri ceri accesi nel corso di lunghi anni di attività. Il tutto conferiva un profumo particolare alla stanza.
Dopo alcuni minuti passati a parlare con Daniela arriva lei, Maria, apicoltrice da tutta la vita. Fiera, con la schiena dritta, ancora oggi gestisce l’azienda e i suoi apiari con la sicurezza di chi questo lavoro lo conosce bene. I suoi occhi vivi raccontano la storia di una vita passata a seguire il ronzio delle api. Lei, che ha visitato il mondo per imparare i diversi modi di fare apicoltura. Mi dice che, nella sua azienda, ha sempre scelto di circondarsi di donne, determinate e capaci. Il suo regno è fuori, all’aria aperta, tra i suoi terreni, dove coltiva piante di diversi tipi che sono utilizzati per fare marmellate e un mirto delizioso. “Gli uomini innestano?”, mi dice. “Quando mi sono stancata di aspettare gli uomini per innestare le mie piante ho imparato a farlo da sola! Non ci vuole mica tanto!”
Da bambina in famiglia ho sempre sentito parlare di Maria come una donna forte e una grande apicoltrice. Lei, insieme a mia nonna Giustina, negli anni ’70 hanno avuto il coraggio e la forza di fondare un’azienda apistica professionale.
Sono diventate due apicoltrici professioniste quando ancora questo mestiere era praticato in maniera razionale solo dal 12% degli apicoltori di tutta l’Isola [i]. Oggi Giustina ha appeso l’affumicatore al chiodo, mentre Maria continua a lavorare insieme a sua figlia Daniela che si occupa della gestione e vendita del miele. Anche lei è una donna di straordinaria capacità imprenditoriale, che vede l’apicoltura come attività fondamentale che sorregge il mondo dell'agricoltura e tutto l'ambiente.
Ma Daniela e Maria non sono le uniche apicoltrici sarde che ho conosciuto durante gli anni di ricerca.
C’è Anna, che, nonostante la sua connaturata timidezza, gestisce il laboratorio dell’azienda di famiglia con professionalità e si occupa del rapporto con i clienti. Il laboratorio è il suo regno. Sua figlia Jenis, che ha imparato a fare apicoltura da suo padre, deve aver imparato da lei forza, determinazione e gentilezza nel gestire gli operai e gli alveari. Il suo sapere esperto è tutto racchiuso nel suo modo di fare apicoltura, una danza che conosce bene i ritmi, i passi e le esigenze delle sue api.
Vicino a loro opera Chiara, una donna dalla grande intelligenza, acuta e perspicace, che da circa 40 anni lavora insieme al marito sia in apiario che nella gestione del laboratorio. Lei conosce intimamente la fatica, il sudore e le soddisfazioni che questo mestiere offre.
Come Chiara, anche Roberta è un’apicoltrice che, nonostante la fatica, ama stare in apiario e lavorare con le api. Anche lei coadiuva il marito nella gestione delle colonie, e nella vendita dei prodotti. La sua timidezza sparisce davanti ai gesti sicuri e fermi mentre lavora con le api.
Alla domanda “Quante sono le apicoltrici sarde?” spesso gli apicoltori rispondono incerti, sostenendo che le apicoltrici sono molto poche a causa del lavoro troppo pesante.
Barbara è una di quelle "poche" apicoltrici che gestisce la sua azienda apistica. Come qualsiasi altro professionista del settore, alleva regine e ha trovato delle soluzioni personali per facilitarsi il lavoro e renderlo al tempo stesso più produttivo. La conduzione delle famiglie di api è tutta opera sua, dell’esperienza che ha maturato in tanti anni di lavoro. Per i lavori più pesanti, come ad esempio la smielatura, si fa aiutare da alcuni operai. Maschi.
Ma d’altronde, quali sono gli apicoltori professionisti che lavorano senza operai?
Infine, c’è Francesca, anche lei apicoltrice da circa 40 anni che conosce il lavoro delle api come pure quello più strettamente burocratico.
Maria, Daniela, Giustina, Anna, Jenis, Chiara, Roberta, Francesca e Barbara sono solo alcune delle apicoltrici che operano in Sardegna. A volte insieme agli apicoltori, a volte da sole. Il loro laborioso ronzio passa spesso inosservato rispetto a quello socialmente forse più rumoroso degli uomini.
Eppure molte di queste donne sono apicoltrici professioniste che conoscono perfettamente i problemi dell’apicoltura, sia in Sardegna che in Italia. Alle donne vengono erroneamente attribuiti dei presunti “limiti fisici” che impedirebbero loro di lavorare in un settore che richiede molta forza.
Pensando alle apicoltrici sarde non posso fare a meno di ricordare la foto di Maria, seduta sull’autocarro che lei stessa guidava per trasportare i tanti melari pieni di miele. O a Chiara che gestiva la smielatura di centinaia di alveari insieme al marito, senza alcun aiuto. O a Francesca che, come tutte le apicoltrici, rientrata dalla smielatura a caricare e scaricare melari, trovava le forze per continuare a lavorare tutta la giornata ad accudire figli e marito.
No, ancora non capisco se ci sia qualcosa (e cosa sia esattamente) che le donne non sanno fare in apicoltura.
[i] Prota Romano, 1983, Appunti sulla situazione apistica in Sardegna, in Annali della facoltà di agraria dell’Università di Sassari.
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